Eva Colombo, Vie di scampo, capitolo quarto: I nostri fiori
 
Ho visto i nostri fiori guardando She shall be called woman di Watts. Sfioravano i tuoi piedi, turbinavano insieme alle nuvole intorno alle tue gambe e tu non li guardavi. Tu sorgevi tra le nuvole ed i fiori e guardavi il sole: nascevi come un fiore, crescevi come un turbine e diventavi luce nel cielo sereno. Tu eri i fiori e le nuvole ed il cielo ed i tuoi occhi bevevano la luce del sole perché la tua anima traboccasse di vita, perché come i fiori e le nuvole ed il cielo la tua anima avesse il potere di diffondere la vita.
Ho visto i nostri fiori guardando The flower picker di Waterhouse. Erano dei piccoli fiori bianchi e tu li coglievi stendendo la mano oltre una staccionata di legno. Erano dei piccoli fiori bianchi e tu li guardavi come si guarda qualcosa che era tuo e ti era stato tolto, tu li coglievi come qualcosa che avevi perduto e speravi di ritrovare. Tu guardavi i piccoli fiori bianchi e sembravi una ragazza candida e fragile come quei fiori…ma il tuo vestito era azzurro come il cielo e bianco come le nuvole e coglievi quei fiori addossati alla staccionata come una misericordiosa folata di vento che porta in cielo i fiori prima che il turbine abbatta le tracotanti barriere degli uomini.
Ho visto i nostri fiori ascoltando ad occhi chiusi That’s the way dei Led Zeppelin:
And yesterday I saw you kissing tiny flowers / but all that lives is born to die / and so I say to you that nothing really matters / and all you do is stand and cry
Tu baciavi quei minuscoli fiori e li cullavi con la brezza del tuo sussurro. Sussurravi che tutto quel che vive non può morire, che tutto quel che vive non muore mai davvero: muore per rinascere, ancora ed ancora. Tu baciavi quei minuscoli fiori e li nutrivi con la rugiada delle tue lacrime. Piangevi perché sai che tutto quel che vive è estremamente importante: è segno di un linguaggio che non riusciamo ancora a decifrare, è parte di un messaggio che saremo in grado di leggere quando le lacrime avranno purificato i nostri occhi.
Non vedo i nostri fiori ora che riapro gli occhi e guardo la mia finestra. Vedo il riflesso dei miei occhi - dei tuoi occhi - sul vetro ed oltre il vetro vedo una scavatrice che sta estirpando le radici dei fiori. La pioggia di Novembre non la ferma, figuriamoci se possono fermarla le mie lacrime - le nostre lacrime. E poi sarà cemento, altro cemento. Guardo la pioggia e mi chiedo dove la vita che il cielo sta versando sulla terra potrà fiorire. Basta, non voglio più vedere. Chiudo gli occhi e sento le lacrime sgorgare comunque: l’acqua trova sempre la sua via, la vita trova sempre la sua via. La pioggia feconda la terra, le lacrime fecondano l’anima. Apro gli occhi e la mia vita trabocca insieme alle mie lacrime, apro gli occhi e so che l’autunno passerà. In primavera cercherò ovunque i nostri fiori, li troverò e tu li vedrai per mezzo dei miei occhi. Te lo prometto.