Eva Colombo, Il nostro oro, capitolo primo: Sogno invernale (Ispirato dal quadro di George Price Boyce Pensosa d’altrui, 1869)
 
Eva Colombo, Il nostro oro, capitolo primo: Sogno invernale (Ispirato dal quadro di George Price Boyce Pensosa d’altrui, 1869)

Se fossi una maga trasformerei l’acqua fangosa di un canale che il sole di gennaio ha liberato da un pallido velo di ghiaccio notturno in un vestito, un vestito adatto a chi va incontro alla propria vita senza paura d’inzaccherarsi: quel vestito indosserei per apparire nei tuoi sogni invernali. E la luna crescente di gennaio che riflettendosi sull’acqua fangosa di quel canale trasforma il proprio freddo argento in un caldo oro rosso diventerebbe un ciondolo a forma di cuore che indosserei sopra quel vestito, perché nei tuoi sogni invernali tu sappia che il mio amore è in grado di trasformare il fango in argento ed oro. E le gocce di brina che ingioiellano i rami spogli degli alberi diventerebbero le perle dei miei orecchini, belle come le lacrime che irrorano l’anima e consentono alla speranza di rigermogliare. E l’ombra che una siepe stende lungo le rive di quel canale durante i tramonti di gennaio, un’ ombra dove scintillanti tracce di brina sono le impronte impresse da fantasmi gentili perché i passanti non si perdano nel buio, diventerebbe la tenda che farebbe da sfondo alla mia apparizione. E su quella tenda ricamerei le viole del pensiero che sbocceranno all’ombra di quella siepe quando la brina si sarà sciolta: viole del pensiero che saranno viola e fredde come le mie labbra nel crepuscolo di gennaio e dorate e calde come il sole di primavera, come le parole che vorrei dirti. Se fossi una maga così ti apparirei nei tuoi sogni invernali… e forse in primavera mi ameresti.